MARTIRIO DI S. ANDREA

Trattato da una lettera scritta originariamente in latino dai sacerdoti delle chiese d'Acaia, riportato nel testo « Gli evangeli apocrifi». Collana « Sorgenti di vita », N. 12.

I.    Tutti noi sacerdoti e diaconi delle chiese d'Acaia, scriviamo a tutte le chiese costituite nel nome del Cristo a oriente e a occidente, a mezzogiorno e a settentrione, il racconto del martirio del santo Apostolo Andrea, del quale siamo stati testimoni oculari.

Pace a voi e a tutti coloro che credono in un solo Dio, perfetto nella Trinità, vero Padre e dimora nel Figlio e che il Figlio unico è colui che egli ha generato.

Noi abbiamo appreso questa fede da sant'Andrea, Apostolo di Nostro Signore Gesù Cristo del quale ci accingiamo a raccontare, come meglio ci sarà possibile, il martirio, dopo esserne stati testimoni.

II.   Il proconsole Egea, entrato nella città di Patrasso, si pose a costringere coloro che credevano in Cristo a sacrificare agli idoli. Andrea gli andò davanti e gli disse: « Sarebbe necessario che tu, che sei stato stabilito giudice dagli uomini, riconoscessi il tuo giudice che è nel cielo e gli rendessi onore, perchè egli è il vero Dio, e che rendendogli onore distogliessi il tuo spirito da quelli che non sono veramente dei ».

Egea rispose.· « Sei tu, Andrea, che distruggi i templi degli dei e persuadi gli uomini ad aderire ad una setta superstiziosa, e che gli imperatori romani hanno da poco scoperto e ordinato di annientare ».

Andrea rispose: « Gli imperatori romani ignorano ancora che il Figlio di Dio, venuto a questo mondo per la salvezza degli uomini, ha insegnato che quegli idoli non sono dei, ma demoni detestabili e nemici del genere umano che spingono glI uomini a diffondere Dio, fin che essendo offeso egli si distolga da loro e non li esaudisca più e in tal modo essi divengano prigionieri del diavolo, il quale li inganna fino a quando muoiono colpevoli e nudi, portando con loro solo i loro peccati.

X.                       Allora Egea irritato ordinò che fosse confitto alla croce, dopo aver prescritto ai carnefici di legargli le mani e i piedi in maniera di tenderglieli come su un cavalletto, affinchè, confitto alla croce, non morisse rapidamente, ma sostenesse le sofferenze di un supplizio prolungato.

Mentre i carnefici lo conducevano al patibolo, si fece un grande assembramento di popolazione che gridava e diceva: « Che delitto ha commesso quest'uomo giusto e amico di Dio per essere condannato alla croce? Ma Andrea pregava il popolo di non opporsi al supplizio, e andava pieno di gioia e di esultanza e non cessava le sue esortazioni. Giunto al punto in cui era stata preparata la croce e scorgendola da lontano, gridò ad . ha voce « Salute, o croce, consacrata dal corpo del Cristo e ornata dalle sue membra come da perle. Prima che il Signore fosse stato innalzato su di te, tu ispiravi una paura umana, ma ora, sorgente d'amore celeste, sei divenuta infinitamente desiderabile. I credenti conoscono le gioie che sono in te e le ricompense che tu prepari. Io vengo a te sicuro e gioioso, affinchè tu riceva nell'allegrezza me, discepolo di colui che è stato infisso in te, perchè ti ho sempre amato e ho desiderato abbracciarti O buona croce alla quale le membra del Signore hanno con­ferito splendore e bellezza, croce lungamente desiderata, fedelmente amata, assidualmente cercata, preparata ai miei ar­denti desideri, ricevimi di tra gli uomini e rendimi al mio Maestro, affinchè colui che mi ha riscattato per tuo mezzo mi riceva anche per tuo mezzo ».

Cosi parlando si svesti e diede le sue vesti ai carnefici. Questi lo alzarono sulla croce, tesero tutto il corpo con funi e lo sospesero nel modo in cui era stato loro ordinato.

XI.                Una folla di circa ventimila uomini era presente, e fra essi il fratello di Egea, di nome Stratocle, gridava col popolo che il santo era posto al supplizio in virtù di una iniqua sentenza. Ma Sant'Andrea dava conforto alle anime di coloro che credevano nel Cristo, esortandole all'accettazione delle pene passeggere e assicurando loro che il supplizio è nulla in proporzione al compenso di un premio eterno.

 XII.                Tuttavia il popolo si dirigeva gridando alla casa di Egea. Tutti gridavano che un uomo santo, casto, che inse­gnava solo il bene, pio, modesto e ragionevole non avrebbe dovuto essere suppliziato, ma tolto dalla croce, perchè, messo in croce da due giorni, non desisteva dal predicare la verità.

 XIII.                Allora Egea per timore del popolo, promise di farlo togliere dalla croce e andò con loro. Vedendolo sant'An­drea disse: « Perchè vieni a noi, Egea? Se vuoi credere nel Cristo, il cammino del perdono ti è aperto, come ti ho pro­messo. Ma se tu sei venuto solo per liberarmi, non potrò essere deposto vivo da questa croce, perchè vedo già il mio Re, io l'adoro, sono alla sua presenza e piango sulla tua disgrazia, perchè la morte eterna ti è preparata e ti attende Affrettati, infelice, mentre ancora puoi, che tu non lo voglia quando non potrai più».

XIV.                Mettendo le mani sulla croce i carnefici non poterono in alcun modo raggiungere il suppliziato. Essi tentavano di svincolarlo l'uno dopo l'altro, ma nessuno poteva raggiungerlo. Le braccia di tutti coloro che le tendevano per liberarlo si trovavano senza forza. Allora sant'Andrea disse ad alta voce: « Signore Gesù Cristo, buon maestro, non permettete che io sia deposto da questa croce prima che tu abbia ricevuto la mia anima...». E mentre parlava così, una luce abbagliante, simile a un lampo piombato dal cielo, lo circondò alla vista di tutti, a tal punto che nessun occhio umano poteva guardarlo. E persistette intorno una mezz'ora, e quando la luce dileguò, egli rese l'anima, che se ne andò con quella luce verso il Signore, al quale sia la gloria nei secoli dei secoli.