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la Scuola Mobile digitale TIM che attraverserà tutta Italia. Nella provincia di Caserta farà tappa a S.Maria C.V..
L'Agorà si è messa a disposizione per essere coinvolta in questo percorso didattico. Grazie all'amministrazione comunale che ha accettato questa nostra richiesta, l'Agorà - sala biblioteca- sarà una delle sedi dei "corsi gratuiti in aula" per lezioni articolate su tre moduli di due ore ciascuna periodo 20 aprile.-8 maggio.
Chi volesse iscriversi dovrà compilare un modulo disponibile presso la sede Agorà dal 24 febbraio 2020.

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moduli di due ore ciascuna periodo 20 aprile.-8 maggio.

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I Furastier PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Martedì 04 Agosto 2009 08:09

“I FURASTIER”. Da alcuni anni nel rione S. Andrea dei Lagni della città di S. Maria Capua Vetere, il cui territorio confina con quello di Macerata Campania, un gruppo di appassionati hanno costituito un laboratorio  di musica etnica e popolare  il cui colore musicale è intrinseco alle suonate dei gruppi dei bottari.

La musica dei Bottari, affonda le sue origini nella tradizione secondo la quale i contadini percuotevano con ritmi frenetici botti, tini e falci, attrezzi impiegati nel quotidiano lavoro nei campi, per scacciare gli spiriti maligni. Nata come rituale pagano, questa tradizione è confluita nella festa religiosa di S. Antonio Abate (17 gennaio), durante la quale vengono costruiti dei carri a forma di barca e decorati con foglie di palma, a rievocare la traversata via mare per raggiungere l'Italia dall'Egitto da parte del Santo.

Gli strumenti utilizzati sono botti, tini e falci, usati come percussioni e scandiscono ritmi processionali, con accompagnamento di canti tradizionali, legati alla tradizionale coltura della canapa in terra di lavoro ed in particolare dei “pagus” collegati a Capua antica (attuale Santa Maria C. V. ) che erano rinomati per l’ottima qualità di falci e funi da loro prodotte. Anticamente i carri venivano trainati da buoi o da cavalli (oggi da trattori) ed addobbati con frasche di palme che facevano da cornice ai “suonatori” di botti, tini e falci sotto la guida del “capo – battuglia” . Vengono eseguiti ancora oggi il modello ritmico violento ed ossessivo della "Pastellessa", il modello lento e cadenzato della "Musica a muorte" o il ritmo della "Tarantella", il tutto frammisto a canti tradizionali del mondo rurale.

La pastellesse, suggestivo evento che ha storicamente caratterizzato il folclore maceratese, ha polarizzato l’attenzione la curiosità e la partecipazione delle comunità limitrofe. Alcuni comuni confinanti hanno recepito la stessa tradizione e fra tutte e più di tutte Portico dove da decenni si conserva e si alimenta la stessa tradizione. La motivazione storica che ne favorì il trasferimento può essere collegata all’evento politico amministrativo che  dal 1 gennaio 1929 al 30 giugno 1946 portò alla soppressione della provincia di Caserta e alla unione dei due comuni nell’unico comune di Casalba, dal nome dell’antica frazione di Macerata Campania, incorporato nella provincia di Napoli. Successivamente, con decreto n. 192 del 29 marzo 1946, i comuni aggregati riacquistarono la loro autonomia.

Il giovane gruppo “I furastier”, che dal novembre 2008 è entrato a far parte dell’Associazione Culturale Agorà di S. Maria Capua Vetere, nasce attraverso lo stimolo di partecipazione e condivisione delle tradizioni popolari della “Pastellessa” proprie del comune di Macerata Campania:
(da: la religiosità e il folclore -Ing. Vincenzo Capuano, dott.sa Annamaria Capuano; http://www.omniamaceratacampania.it): Nella tarda mattinata della domenica mattina, ultimo giorno della festività di S. Antonio Abate, tutti i carri si dispongono lungo il corso della via Garibaldi. Da qui poi partono, uno alla volta, per esibirsi davanti al Comitato dei festeggiamenti, alle varie associazioni ed autorità, nella piazza al centro del paese, dove il popolo si raccoglie per assistere all’esibizione e all’accensione dei fuochi pirotecnici “figurati”. È questo il culmine della festa: le voci della piazza, la frenesia della folla, il suono assordante degli strumenti si fondono e rendono questa esperienza unica e coinvolgente.

Il suono, prodotto con strumenti di evidente cultura rurale ed artigianale (lavorazione del legno), scandisce arcaici ritmi processionali, di cui si fa cenno in una recente pubblicazione di un lavoro edito dall’Associazione “’A cantenella”: il ritmo a “pastellessa”, il ritmo a “muorte” e il ritmo a “tarantella”.  Le botti, le tinelle (i cupelle ) e le falci (i faucioni), semplici attrezzi da contadino e prodotti da artigiani locali (i mannesi o maestri  d’ascia), diventano, sapientemente percossi da un gruppo di persone, degli strumenti musicali che producono ritmi molto caratteristici.

L’esibizione dei carri, la domenica mattina, è il momento finale di una serie di preliminari che sono i tasselli che formano l’intera “immagine del carro ‘e Santantuono”, a volte chiamato “ ‘a battuglia ‘e pastellessa”. Il primo tassello è quello dell’allestimento (preparazione ) dei carri. La “battuglia” dell’anno precedente inizia ad individuare il percorso preparatorio ed a distribuire incarichi e mansioni. Alcuni preparano il piano di interventi strutturali e di ampliamento della superficie di carico del carrello / rimorchio (che poi diventerà il “carro e ‘ Santantuono”).  Altri iniziano a controllare la sonorità di botti e “cupelle” e ad intervenire con il procedimento della battitura dei cerchi e delle doghe, nel caso che le botti o le tinelle risultassero desonorizzate.  Altri pensano alla scenografia e studiano drappeggi, colori, slogan.

Altri ancora si dedicano al problema musicale, riascoltando le registrazioni dell’anno precedente e decidendo quali filastrocche scegliere o se proporne di nuove. Tutti questi interventi mirano a preparare il carro per il giorno della festa. Anche ora il “carro”è il centro di tutta la manifestazione di religiosità, oggetto e soggetto centrale di un folclore iniziato moltissimi secoli addietro! Alla fine dei preparativi il “carro di pastellessa” si presenta, al di là di addobbi, festoni, catenelle di carta ed altri ornamenti colorati, sostanzialmente come un grosso carro con dei rami di palma disposti ad arco con l’effigie di “Santantuono” appesa al primo arco di palme  a significare che l’aspetto folkloristico è motivato dalla devozione al Santo.”

Il gruppo “I Furastier” ha scelto il proprio nome per sottolineare da un lato la sensibilità che si ha nei confronti di una tradizione e una manifestazione che storicamente si identifica con la comunità di Macerata e dall’altro lo stato d’animo di chi è consapevole della responsabilità che si assume nell’inserirsi in un evento culturale che richiede passione, impegno e rispetto. L’obiettivo del gruppo si inserisce pienamente in una sezione specifica dell’attività dell’Associazione che dal 1998 organizza eventi (mostre di attrezzi agricoli antichi, dimostrazioni di lavorazione della canapa, riproduzione di antichi mestieri, canti e balli tradizionali) per il recupero e la valorizzazione delle tradizioni locali e di eventi culturali collegati a particolari periodi storici (opifices capuani, ricostruzione di strumenti di torture e di morte del medioevo).  



Ultimo aggiornamento Martedì 04 Agosto 2009 08:17